Violetas de amor y violetas confitados. La Parma de Proust

Adorno, esencia y postre. La violeta a Parma se ha arraigado en el corazón, en la historia y en la cocina.

de Chiara Ruggeri

 

"Dulce, lisa y color malva." Este la famosa definición que Marcel Proust dio de Parma, ciudad imaginada e imaginaria, que el escritor no vio, ni visitó nunca de persona, y que todavía hoy expresa la relación entre la morada flor de las hojas cuoriformi y la ciudad, que le tiene en ella su planta símbolo.


Cada año la ciudad ducal le dedica una manifestación que preve exhibiciones y conciertos.

Y' una unión tan fuerte que cada año la ciudad ducal le dedica una manifestación que preve exhibiciones, conciertos, laboratorios, lecciones de jardinería, visitas guiadas entre los meses de marzo y abril: el Festival Parma color morado. Una cita ésta que es la cumbre de un culto y una cultura que viven pero todo el año en una multiplicidad de lugares, tiendas y museos y ocasiones, ferias y exhibiciones de jardinería, que derriten historia y presente, saperi y sabores, garganta y botánica.

Entre las innumerables variedades de violetas y violetas, la Violeta de Parma, pálido plena, es la más perfumada de los Violetas olidos. Tiene grandes flores dobles, color malva claro, y tiene un perfume persistente y envolvente. En Inglaterra fue llamada "Violeta de Nápoles", a Nápoles "Violeta portugués", mientras en Francia "Violeta de Parma", su historia estrechamente atada a Maria Luigia de Austria ha hecho sí que se afirmara esta última denominación.

"Esta flor identifica a la duquesa, como identifica la ciudad misma." Las palabras de Francesca Sandrini, directora del Museo Glauco Lombardo, es conservada donde todas las reliquias de Maria Luigia, fotografían a la perfección la relación que liga la reina austríaca a la violeta, con cuyo adornó hasta su vestido nupcial.

La sovrana, seconda consorte dell’imperatore Napoleone Bonaparte, divenne reggente del Ducato tra il 1816 e il 1847, governando con saggezza e diffondendo il suo amore per il bello.

Divengo una studiosa di botanica e sarò contenta di coltivare ancora questo leggiadro piccolo fiore.

Si dedicò personalmente alla coltivazione della pianta, come dimostrano le parole che scrisse nel 1815 a Vienna, prima di stabilirsi in Italia:

"Vi prego di farmi tenere qualche pianta di violetta di parma con la istruzione scritta per piantarle e farle fiorire; io spero che esse germoglieranno bene, poiché io divengo una studiosa di botanica, e sarò contenta di coltivare ancora questo leggiadro piccolo fiore…."

Essa mostrò per l’elegante fiore un amore incondizionato: la violetta divenne il suo segno distintivo, la si ritrova incisa o dipinta su piatti, vasellame, ventagli, ditali, carta da lettere, arrivando addirittura al punto di sostituire la sua firma o il monogramma. Di colore viola erano anche i suoi mantelli e l’abbigliamento dei suoi servi e cortigiani.

Non si accontentò di usarla come motivo decorativo, ma volle farne il suo profumo personale.

Grazie al lavoro paziente dei monaci del secolare convento dell’Annunciata, ne venne estratta l’essenza, così la sovrana poté portare la violetta ovunque, facendone il profumo ufficiale di corte. Nel 1870, dopo la sua morte, la formula segreta inventata dai frati passò a Lodovico Borsari, che produsse e commercializzò l’essenza ducale, trasformando Borsari nella più grande industria profumiera italiana dell’ottocento, con un successo che perdura ancora oggi.

Il mito della Duchessa Maria Luigia gode ancora di un’aurea di magnificenza tale che ogni anno viene ricordata attraverso il gesto simbolico di un gruppo di parmigiani, che si ritrovano sulla sua tomba a Vienna per lasciare un mazzetto di profumatissime violette. A riprova di un legame e di una fama inossidabili che si ritrovano ancora nei tanti usi che alimentano l’industria profumiera e dolciaria

La violetta oltre ad essere utilizzata con funzione decorativa e con funzione calmante e disintossicante in erboristeria, è presente nell’elenco degli ingredienti in pasticceria sottoforma di canditi per guarnire dolci, semifreddi, gelati o semplicemente da gustare con il caffè.

 

La ricetta

Ma ecco, per concludere, la ricetta originale che usavano le donne nelle campagne parmensi per ottenere irresistibili violette candite. Dopo che avevano lavato i fiori, li facevano essiccare al buio e li conservavano in barattoli di vetro al riparo da fonti di luce.

Ingredienti:

  • 1 tazza di violette (circa 50 fiori)
  • acqua q.b
  • zucchero semolato q.b.

Lavare le violette senza eliminare lo stelo del fiore e porle ad asciugare su un canovaccio di cotone.

Intanto porre sul fuoco a fiamma dolce una casseruola con lo zucchero ed alcuni cucchiai di acqua, fino a farlo imbiondire, ma non caramellare.

Prendere le violette per il gambo, tuffarle nello zucchero ed adagiarle su un piano ricoperto di carta oleata.

Una volta raffreddate sono pronte per essere adoperate secondo il vostro uso.

Una semplice ricetta, che conserva e racchiude con note dolci e romantiche l’essenza della primavera e di Parma!

 

Per un completo appagamento dei sensi suggeriamo un breve itinerario conoscitivo dei luoghi simbolo dove la Duchessa Maria Luigia ha coltivato il suo amore per la Violetta, e ove ancora oggi si celebra questo indissolubile rapporto. Si parte dalla Reggia di Colorno, dove la sovrana l’aveva piantata, poi ci si reca nel Parco Ducale di Parma, nel Giardino Botanico, per osservarne gli esemplari, nel Museo Glauco Lombardi per vedere i diversi usi del fiore malva, ricamato ovunque. Il tour si conclude con la visita al negozio della Violetta di Parma, ove inebriarsi con la delicata ed intensa essenza di violetta. 

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