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Pomodoro Riccio di Parma: il recupero di una tradizione ottocentesca
Il "cuore rosso" di Parma ha radici antiche: nel 1867 la sua scoperta nella campagna parmense a Panocchia
Il Pomodoro Riccio di Parma è una varietà antica che si tramanda dal 1867 che oggi viene riscoperta e custodita da cinque agricoltori custodi che ne assicurano la produzione e la portano avanti con passione. A distanza di 150 anni il Pomodoro Riccio torna ad essere una realtà importante del territorio anche grazie ad una Festa che è organizzata da due anni a Travesetolo.
La storia di questo prodotto si perde nei meandri della storia. È il 1867 quando Carlo Rognoni, agronomo parmigiano, introduce nella rotazione agraria la coltura del pomodoro. Siamo a "La Mamiana" di Panocchia, struttura ancora esistente, che realizzò la prima conserva dura in pani. L'idea era questa: sviluppare la coltivazione del pomodoro creando un'attività di trasformazione del prodotto in conserva. Una produzione a livello quasi industriale doveva anche prevedere un metodo di conservazione adatto. Fu un pasticcere francese, Messieur Appert, a sperimentare l'idea vincente: il sottovuoto. Si ottenne così una tecnica per chiudere all'interno dei barattoli di vetro prodotti in grado di durare nel tempo. Nel 1855 fu poi la volta delle scatole in banda stagnata che permettevano un migliore trasporto ed utilizzo. All'Expo di Parigi del 1878 partecipò anche Rognoni con la prima conserva di pomodoro in pani e in cristallo.
Con orgoglio e determinazione si adoperò per convincere gli agricoltori dei buoni risultati dei suoi studi. Divulgando i progressi dei raccolti ottenuti divenne guida per tutti coloro che, spronati dal suo esempio, furono invogliati a seguire il suo cammino e a superare tutte le difficoltà in cui versava l’agricoltura alla fine dell’800.
Così vennero istituiti i Comizi Agrari e le Cattedre Ambulanti, due istituzioni che ebbero il merito di arginare la carenza di istruzione agraria nella provincia di Parma. In questo modo le varie tecniche colturali sperimentate in ambito accademico e scientifico poterono essere divulgate e consegnate anche a chi non possedeva un'istruzione. Ma non solo, si iniziò ad effettuare pubblicazioni sulla stampa di settore e ad intervenire direttamente nei campi con sopralluoghi. Consigli pratici e istruzioni sulla concimazione migliorarono di gran lunga i raccolti, ma ci si adoperò anche per guarire malattie di piante e animali. Inoltre si avviarono anche lezioni pratiche per il riconoscimento delle migliori sementi da conservare per le coltivazioni degli anni a venire.
Il Riccio di Parma è una varietà antica che, nel corso della sua storia, è stato più volte rinominato. Alcuni lo conoscono come "Nostrano", altri come "Rosso Grosso" e chissà quante altre nomenclature sono andate perdute o dimenticate.
Si tratta di un pomodoro selezionato nel corso dei decenni. Rosso scarlatto, con solcature e "spalla" verde: fin dall'inizio la grande industria conserviera lo ha considerato come difettoso e per questo negli anni '50 la sua coltura è stata abbandonata. Non erano ben viste l'eccessiva acidità, la buccia sottile che ne rendeva difficile il trasporto, oltre che le solcature e la "spalla". Al Riccio di Parma non rimase che tornare alla dimensione casalinga degli orti privati, per essere consumai freschi o in conserve fatte in casa. A livello industriale venne soppiantato da altre qualità considerate migliori e più redditizie.
Nel 2017 il recupero definitivo. Gli agricoltori custodi hanno coltivato quasi 50.000 piantine seguendo il sistema a sostegni che, come 150 anni fa, permette alle foglie di catturare i raggi solari in modo omogeneo e ai frutti di crescere più vigorosi e sani. Questa tecnica colturale permette inoltre di verificare in modo migliore quando i pomodori raggiungono la piena maturazione: gli occhi sapeienti dei "custodi del Riccio" si uniscono ad un'abilità manuale che ha permesso la riscoperta di questo antico prodotto, ma soprattutto la diffusione e la conservazione. A 150 anni di distanza finalmente può rifiorire un simbolo di Parma, che il Professor Carlo Rognoni aveva così efficacemente saputo valorizzare.