Il Po divide le regioni, il cibo le unisce E’ la Romagnardia

Gastrogeografia del desiderio

di Kevin Ben Ali Zinati

Un viaggio attraverso due regioni separate dal corso di un fiume ma unite dai sapori e dal gusto: un ponte culinario e culturale tra Lombardia ed Emilia Romagna. Evidenza gastronomica che si palesa durante un pranzo  al ristorante, in riva al Po, coi genitori. Quando anzichè indugiare sul menù ordino al volo:  antipasto misto di salumi e, come secondo, il classico cotechino con  lenticchie. Accompagnati da  un buon  Lambrusco, che il cameriere consiglia e che porta, velocemente, assieme a  tre grandi piatti pieni di affettati: dai colori bellissimi e dal profumo invitante.

«Ecco qui, iniziamo con un tris di Coppa di Parma, Mortadella Bologna e Salame Cremona. Affettuosamente lo chiamo il tris “romagnardo”» dice appoggiando i piatti davanti a noi.

«E perché?» rispondo d’istinto.

Il cameriere si guarda per un attimo attorno, s’allunga l’altra sedia del tavolo e dice: «Meno male che mi hai fatto questa domanda. Nessuno me lo chiede mai! Posso raccontarti perché?»

«Certo» rispondo un po’ imbarazzato.   

«Questi tre prodotti sono figli di due… regioni perché sono a cavallo tra la Lombardia e l’Emilia Romagna, quindi sono romagnardi!» attacca lui, su di giri. «La Coppa di Parma si ricava dai muscoli del collo di suini e si produce a Modena, Reggio Emilia e Parma ma anche a Lodi, Milano e Cremona! Il clima, la temperatura e l’umidità della Pianura Padana danno qualità e gusto».

«E la Mortadella Bologna? Più emiliana di questa non c’è nulla!».

«Vero… a metà! Mai sentito parlare della Citterio e della Beretta? Sono aziende di salumi di… Milano! L’origine della Mortadella è certamente bolognese, tuttavia anche nel milanese ne mangiano di Bologna, ne vanno matti! Tal disi mì!».

Questo tris di affettati crea un ponte culinario tra Lombardia ed Emilia-Romagna.

«Mi stai forse dicendo che anche il salame Cremona è…»

«Romagnardo? Certo! Se vai in qualsiasi paninoteca a Parma sentirai un odore di aglio diffuso! Viene dal Salame Cremona. È aromatizzato con spicchi d’aglio tritato che fa impazzire. Devi sapere poi che sulla Cattedrale di Cremona ci sono tavole in cui è rappresentata la scena dell’uccisione di un maiale e quindi la creazione del salame. E ti dirò di più: l’autore ha firmato anche alcune tavole del battistero di… Parma!».

«Quindi questo tris di affettati crea un “ponte culinario” tra Lombardia ed Emilia?».  

«Esatto e la lista è lunga, potremmo farci un intero menù. Anche il cotechino e lo zampone sono romagnardi. La tradizione vuole che vengano abbinati alle lenticchie per festeggiare il primo o l’ultimo giorno dell’anno. Ti svelerò un segreto: la tua Lombardia ne ha i natali ma la l’Emilia Romagna sforna e ne mangia grandissime quantità».

«Oltre che lo stomaco mi si sta aprendo un mondo!»

«Conosci la storia dello zampone? - continua il cameriere -. Nel 1511 la città di Mirandola stava per essere assediata dalle truppe dal Papa Giulio II. Il popolo per non perdere tutta la carne pregiata decide di racchiuderla dentro un involucro fatto con la pelle delle zampe del maiale. Ovviamente le ricette degli impasti sono cambiate nel tempo: per esempio un’altra leggenda vuole che siano messi “aromi polverizzati, canella regina, macis, pepe garofanato, noce moscata, pepe forte franto”».

Mentre sorseggio il mio bicchiere di vino mi viene da pensare che se il Po divide le regioni, il cibo le unisce e che, in fondo, il gusto non conosce confini o divisioni.

La mezzanotte sta per arrivare, mancano «10, 9, 8…». Sollevo il bicchiere per il brindisi e nel frattempo il cameriere sta servendo il tavolo dietro di noi.

«Ehi, scusami, ma anche il Lambrusco è un romagnardo?» gli chiedo.

Prende anche lui un bicchiere vuoto.

3, 2, 1.

«Certo. Però il brindisi lo facciamo con un Ferrari del Trentino».  Ma giusto e solo per introdurre una nuova variabile territoriale.

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